Processo Eternit: condanna storica
Un esito del processo eternit frutto dell’aggravante che Schmidheiny sapeva che l’amianto era cancerogeno, sapeva che i dipendenti si ammalavano fino a morie, ma ha tentato di minimizzare. . «Una storia terribile che racconta il ricatto sempre inaccettabile fra lavoro e salute», sostiene il metalmeccanico e sindacalista Claudio Debetto.
Schmidheiny era a conoscenza dei rischi, visto che l’articolo del «New York Times» del 1973, inchiesta sulla pericolosità dell’amianto, è stato rinvenuto dagli inquirenti in una stanza riservata. Ma ci sono ulteriori conferme, basti pensare che il magnate aveva discusso della questione persino nelle cene in famiglia, come testimoniato dal fratellastro al processo di primo grado. E che lo sapesse lo dimostra il carteggio con l’amministratore delegato italiano Luigi Giannitrapani fra il 1976 e il 1981.
Approssimativi i metodi di controllo. Le misurazioni delle polveri erano lette al ribasso, e lo stesso Schmidheiny iniziò a dimostrare le prime preoccupazioni. Durante un convengo in Germania nel 1976 affermò: «Mezzi notevoli sono in moto contro l’amianto e tali mezzi approfittano del fatto che la pubblica opinione è avida di sensazioni».
Finalmente la giustizia è arrivata al termine del suo iter, seppur in ritardo. Grande soddisfazione espressa dai familiari delle vittime che hanno partecipato al processo.